2016 – Lasciate Cuba tranquilla !

cuba-smartphoneE’ trascorso ormai un anno. Ho vissuto a casa dei cubani. Ho visitato profondamente i vari angoli dell’isola. Ho visto una Cuba splendente di luce propria, vivace e colorata, ricchissima umanamente e culturalmente. Ho visto gli occhi dei sui abitanti e ammetto che non si possono dimenticare. Si possono osservare per ore, si possono amare, si possono inviadiare.  Questo Paese e queste persone entrano nel cuore per restare. Questa non é la ricchezza propria delle cultura occidentale (che ama marcarsi col termine « democrazia »), quella monetaria e materiale, questa é UNICA nel suo genere, non semplicemente rara. Per questo motivo sarebbe ora più che mai necessario custodirla gelosamente, proteggerla. Cuba é un bene per tutta l’umanità.

Invece il mondo attuale ha preso una posizione radicalmente differente le cui conseguenze saranno purtroppo irreversibili. Abbiamo non soltanto abbandonato Cuba, ma ripreso una conquista del tipo assolutamente coloniale. D’altronde é un dato storico : la nostra cultura superiore ama l’essere « conquistadores ». Nulla di cui essere fieri…

cuba-rio-2016Un velo colmo di vergogna ricopre il mio volto nel leggere che in occasione dei giochi olimpici di Rio Christian Louboutin et il concept store Français Sporty si sono associati al fine di creare la divisa ufficiale della delegazione cubana. Rosso per gli uomini, beige per le signore, una bandiera. Una rivoluzione evidente e non l’unica. Nei mesi precedenti la sconvolgente sfilata di Chanel sul Prado dell’Havana. Un semplice schiaffo dalla potenza disarmante al Paese che teneva duro da decenni. Il luogo in cui la semplicità poteva ancora vivere serena. L’apertura di una sessantina spot Wifi ha creato l’alba di una vera rivoluzione nell’isola da tempo tagliata dal mondo. I cubani scendono in strada e invadono le piazze per « comunicare ». Oggi si vedono all’Havana giovani cannibalizzati dai loro smartphone connessi. Oggi il capitale mette radici laddove non aveva accesso, il clan Kardashian sbarca col proprio jet mentre sfoggia sui social immagini inverosimili della capitale.

Non puoi amare cio’ che non conosci. Puoi credere di amare il capitalismo, ma quando lo vivi quotidianamente capisci molte cose. E allora non puoi più tornare indietro : é troppo tardi.

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Kim Kardashian West a Cuba

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Chanel 2017 Cruise Collection Cuba

Tanta nostalgia degli anni’90 – il 1996

90s… come gli articolo 31 ci hanno insegnato a canticchiare il piena fase adolescenziale quando ancora gli anni’90 facevano parte del presente. Si parlava di futuro, di 2030.

« E la mia mente indietro vola, veloce fila a prima del 2000, tanti anni fa, quando si era in tempo, adesso no, e oltre contro see’erano i pro… perciò… ohh…Tanta nostalgia degli anni ’90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perche’. see’era chi aveva voglia, see’era chi stava insieme, see’era chi amava ancora nonostante il male, la musica, see’era la musica, ricordo, la musica, la musica, see’era la musica, la musica. »

E oggi che siamo alle porte del gate, in questo autoporto futuristico, possiamo permetterci una retrospettiva ? Forse nostalgica, ma possiamo almeno affermare con certezza che il 1996 é un anno che siamo contenti di aver vissuto. Un anno di SOLI vent’anni fa.

90s3Era proprio l’estate del 1996 quella in cui “Wannabe” scalava la classifica in 30 paesi del mondo rendendo popolare il rivolzionario concetto di girl power. E’ una band inglese (ne abbiamo conosciute tante, no ?) sovraeccitata che si imbuca ad una serata e inneggia cantando l’importanza dell’amicizia tra ragazze: é il fenomeno Spice Girls che avrebbe potuto eclissarsi dopo l’esplosione di una sola grande hit. Ma cosi non é successo. Le cinque spice hanno incarnato una nuova ondata di femminismo nella cultura pop, basata su paillettes, unghie finte e tanta artificialità. Una forza singolare che forse desiderano aver ereditato regine del pop che lottano oggi per il trono come Rhianna…

Poi ci sono quelle felpe con il cappuccio, quei berretti con la visiera rigida, quella cultura di strada hip hop, che oggi si é finalmente ancorata nel panorama italiano al punto da giungere in massa sul palco dell’Ariston a Sanremo. Solo negli anni’90 esplodeva il fenomeno del rap italiano… Se le sonorità dei Sottotono e degli Articolo 31 sembrano antiche o lontane rispetto ai Fedez odierni é giusto ricordare che proprio nel 1996 il giovane Neffa raggiungeva il disco d’oro grazie al successo del suo lavoro « Neffa e i messaggeri della dopa ».

Poi c’erano i centri sociali e la loro golden age condita di sonorità punk, c’erano i Punkreas e i top cortissimi dei Prozac +. Si pogava. E accanto c’erano gli eterni romantici che inneggiavano al pop degli 883 o al rock melodico di Ligabue.

Il 1996 é la poesia di Tori Amos, dei Fugees, dei Fool’s Garden che si scontrava con la grinta di Alanis Morissette, degli Oasis, dei Blur.

Tutti giovani e forti, una nuova energia, una rivoluzione musicale con molti raggi. Una rivoluzione sociale. Un nuovo mondo sino a oggi.

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Questo 25 aprile

25aprile2016Ci sono date che non devono cessare di ricoprire quell’importanza che le ha fondate. Ci sono date che non devono scomparire dal nostro calendario. Ci sono date che non devo cambiare colore sbiandendosi poco a poco. C’é il 25 aprile italiano.

E’ italiano perché appartiene a questo popolo, é un giorno popolare : un’incoronazione che non spetta a un sovrano ma al suo stesso popolo che finalmente diviene per la prima volta sovrano della propria terra, del proprio Paese. La svolta é storica ma sopratutto unica. Perché perdere quest’aurea di sacralità che spetta a una giornata macchiata da tanti ricordi ?

25-aprile1945La liberazione dal basso, la liberazione contro ogni guerra, la vittoria della pace, la fine di ogni conflitto. Un concetto che va gridato per le strade, un passaparola che non dovrebbe conoscere arresto, né tantomeno letture contraffatte.

Non deve divenire un discorso politico. Noi italiani, figli di quei figli che hanno conosciuto tanto buio, tanta amarezza, fame, difficoltà e paura, dovremmo oggi perdere il coraggio di difendere semplicemente la dignità di una celebrazione ? No, se questa celebrazione é frutto di un coraggio ben superiore. Il solo pensiero porta con sé una certa vergogna impossibile da nascondere. E’ il sangue di quei « martiri per la libertà » le cui lapidi circondano le nostre strade, i nostri vicoli. E’ il sangue dei compagni di chi é sopravvissuto per ricostruire, ma anche per raccontare, affinché tutto non si ripetesse. Per anni hanno cercato di dimenticare, poi hanno indossato il loro abito migliore per entrare nelle classi e raccontare l’assurdità della vita. E’ il sangue che magistrali scrittori e intelletuali hanno voluto lasciare su carta per noi. Noi che siamo il domani, il dopodomani.

25aprileSi tratta di una questione di rispetto per l’essere umano, per l’Italia e per il concetto stesso di libertà e pace. Forse oggi non ricordiamo più il vero significato del termine pace sopraffatti da un effimero benessere. Questo 25 aprile serve anche a ricordarcelo, e a essere grati alla forza di un popolo che non si é arreso e ci ha dato questa speranza.

Ma dove é finito oggi il popolo italiano ? Possiamo veramente oscurare?

Luciana Castellina ha appena scritto « Uno stato legittimato e popolare non lo avevamo mai avuto ». Ha ragione ma quanti di noi ne sono effettivamente al corrente. Aggiunge « La memoria – diceva Primo Levi – è sempre a rischio. Anche questo 25 aprile l’ha confermato ». L’ignoranza e il revisionismo storico dalle basi cosi fragili non sono giustificabili. L’egoismo che prevale sull’interesse del bene comune, della Res Publica, é la causa del nostro sabotaggio che cancella la memoria, cio’ che di più prezioso possiamo raccogliere e custodire ogni giorno.

Il 25 aprile é stato un atto di democrazia, raro. Perché non lo conserviamo ?

Brooklyn : noi, il passato, il presente e il futuro

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Una nuova generazione di migranti é quella che caratterizza oggi il panorama mondiale. Il termine stesso di migranti é entrato nel vocabolario quotidiano dei media e della gente comune grazie alla cronaca non sempre rassicurante. Ma, senza andare toccare argomenti critici e fonti di dibattiti sempre più ricchi e anche violenti, vorrei soffermarmi su un’immagine : quella dell’Italia, il mio Paese, che vede la propria meglio gioventu’ prendere un volo, un treno, un bus, verso un orizzonte migliore… migliori opportunità, miglior futuro. Perché queste sono le prospettive attuali, sebbene si dica il contrario ai vertici. Il censimento AIRE é ancora più eloquente.

Brooklyn4Quella é la nave di cui si imbarca Eilis Lacey nel 1952. La protagonista di Brooklyn, film pluri-candidato agli Oscar di quest’anno, nonché vincitore del British Academy Film Awards 2016, lascia il paese in cui é cresciuta in Irlanda decidendo di emigrare negli Stati Uniti. Sembra banale ma non é facile. Tutta la sofferenza é espressa magistralmente da una Saoirse Ronan tutt’altro che inesperta. Le difficoltà di una giovane donna, il coraggio, la solitudine… tutti sentimenti che nonostante sia trascorso più di mezzo secolo sono vivi più che mai oggi nella vita di chi prende in mano il proprio destino e si getta nel « nuovo mondo ». perché le ricenche attuali lo confermano ancora : il rischio dell’immigrazione è anche depressione.

Nel corso del film lo ripetono spesso : il male interiore col quale si deve condividere inizialmente é considerato nella norma da chi ha già attraversato lo stesso ponte, ha già percorso gli stessi passi e ne conosce le trame. Le stesse lacrime sono una norma. Perché anche se tutto sembra perfetto ricostruire la propria vita é una missione per nulla evidente. Eilis, come molti di noi, é coraggiosa, é forte, ma questo non le impedisce di avere un cuore. Un cuore che batte per i propri cari, per la propria terra e la propria identità.  Ma tutta questa forza é fondamentale per poter passare alla fase superiore, l’adattamento. Perché il male non é eterno, é solo passeggero. Questo é l’altro tema sempre presente.

Brooklyn2E’ cosi, poco a poco, quella nuova casa diventa la nostra casa. Eilis scrive alla propria sorella, Rose, dicendo che non poteva aspettarselo mentre invece é successo. Non abbassare le proprie ali, non chiudersi in se stessi, lasciare che la vita scorra nelle proprie vene e un’atteggiamento positivo che guarisce le lacrime della lontananza.  Eilis riesce a costruirsi una vita a Brooklyn e si innamora. Eilis ha trovato il proprio posto.

Brooklyn3Ma il legame con la propria terra ? Un ritorno porta a esclamare « ho dimenticato tutto questo »… I dubbi, dover decidere quale vita si vuole per se stessi. Il timore delle proprie scelte. Tutto puo’ essere rimesso in discussione. Tutto é questione di scelte. E siamo noi gli unici che possiamo assumercene le responsabilità e le conseguenze.

Eilis fa prova di coraggio, prima, durante e dopo. Sappiamo che la sua vita non é stata né sarà facile, che il proprio passato non si puo’ mettere nel cassetto di cui gettiamo la chiave. Non apparteremo mai al 100% alla nuova vita che abbiamo cercato, che abbiamo voluto. Ma questa é la nostra vita. La vera forza é capirlo. E accettarlo.

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“Finché un giorno spunterà il sole, forse non te ne accorgerai subito, la sua luce sarà tenue e ti sorprenderai a pensare a qualcosa o al qualcuno che non ha alcuna attinenza per il passato, qualcuno che appartiene solo a te, e capirai, che la tua vita è li.”

Teaser / Trailer

Testare la Slow Life

SlowlifeQuella folle voglia di rallentare, di lavorare meno ma anche di consumare meno per vivere meglio. Ovunque oggi di parla di slow life, un fenomeno che sembra essere una rivoluzione dolce, priva di rumore, ricca di testimionanze di buona sostanza (non sto a contare le pubblicazioni che si trovano in libreria).

Il punto di partenza é cambiare la propria esistenza. Avere il tempo di riprendersi la propria libertà per lasciare perdere gli imperativi della quotidianità. Semplicemente meditare o fissare un panorama per tre ore.

La vita privata, quella intima, familiare, amorosa, rischia di diventare oggetto di minaccia. Dobbiamo forse proteggerci e proteggerla ; banalmente lottare contro la dittatura della velocità, della sua frenesia, e cercare conforto all’interno di un microcosmo più semplice. L’essere umano assorbe in maniera emozionale tutto cio’ che gli vibra intorno : é nostro combito impare a proteggerlo.

L’umanità non cessa di accellerare il proprio ritmo dal 18° secolo ormai… non é una novità. Scoperte e progresso per il bene comune sono un motto che accompagna la nostra esistenza da sempre. Ma forse la questione é da porsi in modo differente : siamo arrivati ad un punto di rottura ? Internet, le mail, gli smartphone, i social network : siamo un popolo di dipendenti di fronte a una fonte globalizzazione e digitalizzazione che per anni é stata ben apprezzata e sfruttata. Ci piace. Ma la frenesia della tecnologia non é affatto liberatoria come sembra. Al contrario. Siamo esseri continuamente sollecitati. I nostri istanti sono valanghe di tweet, post, likes.

Assolutamente ovvio attendersi delle conseguenze, forse fin troppo evidente oggi : la tendenza é quella di un sentimento di dispersione. A cosa siamo ancorati ? Cosa ci da sicurezza ? Dove siamo ? Allora emerge quel desiderio di rallentare…. Vogliamo essere capaci di orientare le nostre attenzioni e di non essere solo fatalmente vittime di questa attuale società. E un riflesso forse banalmente vitale, una reazione di sopravvivenza di fronte a un’eccesso di mutazioni a livello mondiale. L’individuo umano sa ben adattarsi. Questo lo sappiamo. Ma la gioia di vivere che posto conserva ?Slowlife2

Di fronte àll’agitazione ho deciso di provare personalmente, di abbracciare questa nuova tendanza. Cosa non affatto evidente (sono stata fortunata ad averne avuto la possibilità). Ed eccomi a vivere 31 giorni senza nessun tipo di connessione col mondo esterno : no telefono, no computer, no internet, no tv. Solo cari vecchi giornali quotidiani una volta alla settimana e dialogo umano. Parlare…discutere…rifleterre…osservare un panorama. Un ritorno al passato.

L’esito di una detox che inizialmente puo’ apparire complicata, se non una follia, é stato una sensazione di benessere mai provata prima. E oggi che sono rientrata nella realtà che mi appartiene (purtroppo) con tutti i suoi messaggi e la sua velocità rimpiango quei momenti dove il tempo scorreva in modo differente e potevo godere delle piccole cose per davvero e di chi mi stava accanto.

Il tempo é cio’ che conta, potremmo divenire milionari di tempo, sprofondare attraverso casse di secondi preziosi e svuotarci dall’angoscia quotidiana. Vivere meglio. Adesso. E scoprire il resto.

Come rialzarsi ! Semplici soluzioni alla vita quotidiana.

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  • Scrivere: a volte basta solo buttare giu dell’inchiostro, senza pensare troppo a cio’ che puo’ passare per la testa, senza censura, senza rilettura. Semplicemente associare delle parole alle cose permette di distanziarsi dalle emozioni facendo del bene. E il risultato é una fotografia del proprio stato d’animo in quel preciso istante.
  • Allontanarsi dalla civiltà: un vero e proprio detox digitale é a dir poco vitale. Stop al Pc, alla ricerca diffusa di wifi, lasciamo il telefono a casa… magari per perdersi in un parco.
  • Avvicinarsi al mare: la sensazione di infinità dispersione é immediata. Ascoltare il suono delle onde cancella tutto e carica le batterie…oltre che aiutare la respirazione…
  • Andare dal parrucchiere: si dice che l’energia é situata innanzitutto in alto. Si spiega perché cambiare acconciatura, tentare un nuovo taglio, osare l’impatto delle forbici serve a percepire sé stessi anche in maniera differente. Risultato che rende più leggeri e spinge ad affrontare il mondo in mondo in altro modo.
  • Fare teatro: tra compagni durante le prove vi sono quelle piccole attenzioni che danno lo stimolo e che fanno del bene. E quando si é in scena la scarica adrenalinica del pubblico é energia pura !
  • Prendersi cura di se stessi: offrisirsi una manicure permette di dimenticare tutto durante mezz’ora. Concedersi un hammam con un’amica libera dallo stress e permette di ricominciare da zero.
  • Lasciarsi andare: basta accendere lo stereo e lasciare che la musica avvolga l’ambiente circonstate affinche il salone di casa si trasformi e la sottoscritta in pigiama diventi la nuova Beyoncé in performance allo stadio.
  • Andare a ballare: e restarci sino all’alba, per poter godere del fascino del primo sole.

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L’importanza delle biblioteche aperte d’estate

In questo clima soffocante e catastrofico di mezzo agosto, vorrei cogliere l’occasione per diffondere un semplice articolo di un giornalista de “L’Internazionale”, C. Raimo, per non nascondere la polvere sotto al tappeto. La cultura e il nostro rapporto con i libri e la conoscenza coincidono con la nostra storia e con il nostro popolo. Forse é inutile aggiungere altro, oltre alle evidenze!

libri-estate-biblioteca“Chi vuole andare a leggere o a studiare alla biblioteca nazionale di Roma, da circa un mese si trova davanti un cartello che dice:

A seguito del persistere delle condizioni climatiche torride e del malfunzionamento dell’impianto di climatizzazione, si comunica che è anticipata l’entrata in vigore dell’orario estivo a decorrere dal 9 luglio 2015

Lo stesso avviso si può leggere (con qualche refuso in più e solo in italiano) anche sul sito dove è specificato cosa vuol dire orario estivo: apertura dalle 8.30 alle 13.30 tranne che dal 10 al 22 agosto quando l’orario si ridurrà a un’ora al giorno, dalle 10 alle 11; la distribuzione dei libri sarà disponibile anche quella solo un’ora la mattina, dalle 9.30 alle 10.30.

Se non fosse un comunicato ufficiale, sembrerebbe una parodia. Ed è vero che gli effetti di questi orari estivi sono ridicoli. Immaginatevi di aver bisogno di consultare un certo libro per una vostra ricerca: andate la mattina a cercarlo alla biblioteca nazionale, lo richiedete in quella fascia di un’ora a voi concessa, ve lo recapitano, lo sfogliate e capite – accade spesso a chi fa ricerca – che non è quello che cercavate, dovete tornare la mattina dopo per ordinarne un altro.

Le biblioteche potrebbero trasformarsi in piazze del sapere

Ogni volta che si sente parlare di un paese che sta investendo sulla cultura, bisognerebbe fare l’esempio della biblioteca nazionale di Roma o di quella nazionale di Firenze (che dal 10 al 22 agosto chiude del tutto), ed essere meno sorpresi e moralisti rispetto ai cosiddetti cervelli in fuga.

Per centinaia di migliaia di studenti universitari l’estate è oltre che la stagione di riposo, il tempo in cui poter fare ricerca più liberamente, e per studiare ci si sposta – si è anche semplicimente costretti a spostarsi. Per esempio a Parigi – dove la biblioteca nazionale non fa pause estive e ha un sito in nove lingue; a Madrid – dove la Biblioteca nacional de España d’estate riduce il suo orario dal consueto 9-21 a quello 9-19.30; o a Monaco, dove la Bayerischen Staatsbibliothek è aperta dalle 8 a mezzanotte.

Contrastare la disgregazione sociale

Ma non è solo agli studenti che le biblioteche potrebbero essere utili d’estate. È almeno un ventennio che anche in Italia si discute sulla trasformazione del loro ruolo, a partire dal fatto che l’utenza media in molte parti d’Italia non supera il 2 per cento di abitanti l’anno.

Le biblioteche potrebbero trasformarsi da sale di archivio, studio, consultazione, a quelle che un libro di Antonella Agnoli chiama Le piazze del sapere (2009): luoghi aperti a tutti (anche stranieri che non parlano italiano, oppure senza fissa dimora), dove si legge certo, si prendono in prestito libri ma si può consultare internet, si fanno anche dei corsi, si può giocare alla playstation, o semplicemente si prende un aperitivo, ci si incontra, ci si riposa.

È quello che Agnoli definisce il ruolo sociale delle biblioteche sulla scorta dell’esempio anglosassone delle public library. Se le ripensiamo in questo modo – lei stessa l’ha fatto come consulente per vari comuni – vedremo l’utenza aumentare anche del 500 per cento, e soprattutto avremo dei presìdi democratici, utili proprio a contrastare quella disgregazione sociale che sembra il problema cardinale delle amministrazioni pubbliche.

Ma c’è di più. Le biblioteche possono essere ripensate anche affidandogli un ulteriore ruolo, quello turistico. In un recente incontro con il ministro della cultura Dario Franceschini, Agnoli ha citato l’esempio statunitense, per cui le biblioteche ospitano spesso anche il visitor center.

In Italia la loro diffusione capillare sul territorio – addirittura più degli uffici postali – permetterebbe di avere un ufficio turistico anche in luoghi dove non ci sono fondi per impiantarne uno ex novo, e al tempo stesso darebbe la possibilità a chi sta viaggiando di accedere al resto dei servizi: lettura, internet, riposo…

Il ministro Franceschini non ha raccolto. Ma sarebbe invece proprio indispensabile che accanto ai finanziamenti che ha promesso nel febbraio scorso – tra cui un milione di euro alle due biblioteche nazionali che evidentemente non basta per non farle chiudere ad agosto – ci fosse finalmente un progetto vero di ripensamento delle biblioteche. Il rischio altrimenti è quello di assistere, con poche velleitarie armi di contrasto, al lento declino di quella che invece potrebbe essere una delle reti più vive per cultura e per la democrazia di un paese.”

« Beverly Hills 90210 » : the beginning of a new era – seconda parte

beverly hills serie 10Si chiama «Maratona Beverly Hills » e concede ad ogni domenica dell’anno innumerevoli episodi delle dieci stagioni che hanno segnato una generazione. Grazie maratora perché mi hai permesso di fare un vario collage dagli anni ‘90 agli anni 2000 analizzando le ipnotiche avventure senza senso dei nostri eroi…sino a quell’ultimo triste episodio.

TRISTE perché loro diventano la tua famiglia e quando sai che devi lasciarli devi gestire la lacrimuccia che vorrebbe tanto scendere ; triste perché dieci anni non sono dieci giorni. Ma questo é forse anche il più BELLO di tutti gli episodi. Estetica a parte, e tralasciando altri mille dettagli che ci riportano ad un revisionismo storico degli anni 2000, nulla potrebbe essere più romantico che vedere quel giovanissimo sfigatello di David diventare un figaccione che convola a nozze con la sua Donna. Quella ragazza da amore liceale (e dal biondo rimarchevole), quella relazione tira e molla che diventa il simbolo per eccellenza dell’amore tra i viali della città californiana.Beverly-Hills-90210_matrimonio donna

Zuccherosissimo romanticismo nei discorsi degli amici di sempre, quelli rimasti dopo tanta tradizione e tante esperienze (sempre assurde, ovvio). E una fantastica Kelly che mette al proprio posto il misterioso (non più) Dylan ! A cio’ si aggiungono comparsate semi-commoventi come quella di Brandon, Andrea e Valery…ma un telespettatore sfegatato forse avrebbe voluto di più. Accontentiamoci.beverly hill kelly dilan

E’ finito Berverly Hills. E’ finito con il matrimonio che tutti si aspettavano e a cui non si é mai smesso di credere, con una sposa conciata giustamente a bomboniera e tantissima solidarietà. Come nelle favole. Con un futuro sconosciuto, che sappiamo già essere lontano dalle « rose e fiori » volgarmente definiti.

Ma grazie di esistere.

« Beverly Hills 90210 » : the beginning of a new era – prima parte

logo beverly hillsCosa avranno mai pensato quando sono stati girati gli episodi pilota di Beverly Hills 90210 ? Forse che il taglio di capelli di Brandon poteva risultare imbarazzante se solo scopo fosse quello di catturare folle di fans ? Forse che Brenda si era conciata un po’ troppo come una prostituta (per andare a mangiare al « McDo » dietro l’angolo) ? Forse che era il caso di inserire un personaggio un pochino più oscuro e misterioso come Dylan McCay per rompere la bolla di zucchero ? La realtà si puo’ solo presumere e mai conoscere, eppure é una sospresa storicamente incredibile l’analisi che accidentalmente si é presentata ai miei occhi quando lo zapping televisivo mi ha proiettato l’inizio de LA serie culto di una generazione…quella che nessuno puo’ permettersi di dimenticare (cosi’ come la lunga coda di Fiorello contemporanea al Karaoke serale). Siamo quelli cresciuti a pane, acqua e famiglia Walsh, con il mito californiano e dei volti e dei nomi associati per sempre nella nostra memoria. Rivederli 25 anni dopo non é stato affatto semplice.

La moda : era il 1990. Non possiamo immaginare quanto fossero anni difficili sino a quando non vediamo il camicione a quandri bombato di Brenda « clipsato » sulla schiena. O le maniche corte della maxi maglietta arrotolate di Brandon, o i ciclisti verdi fluo sotto un paio di short di jeans di Kelly, o la salopette imbarazzante che pende da un lato di Dylan. Eppure tutto questo faceva figo : molto figo. Attendo i prossimi 25 anni per vedere come rideranno di noi oggi…

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La morale : « quanto é bella l’America provinciale, quanto sono scontati i valori dei ricconi californiani, quanto amore é presente nella nostra piccola e semplice famigliola ». Ebbene, tanto semplici i Walsh non sono : avete ossservato i metri quadrati delle rispettive camere dei gemellini ? Come il mio appartamento. E vi siete accorti di quanto é reale questo ideal-tipo di famiglia ? Solo per le serie televisive, aggiungerei adolescenziali. Perché la mamma ti tira uno schiaffo se a 16 anni torni a casa piazzata da battona scendendo dall’auto di un uomo adulto dall’atteggiamento che decriverei banalmente interessato mentre ti crede a chiacchierare dalle amiche. Soprattutto nel 1990. Invece Brenda viene amorevolmente abbracciata, coccolata come se settimane di menzogne non fossero mai esistite . E mammina giovane e amorecioé beverly hillsvole non intende nemmeno prestare ascolto.

Ora possiamo obiettare che nessuna serie televisiva é reale, e tantomeno il grande schermo ad essere sinceri, ma c’é una certa impressione ipnotica nel vedere queste storie che ci tevevano incollati al televisore e ci facevano investire la paghetta in gadget fondamentali per la nostra vita quotidiana come album di figurine (Panini ovviamente) o cartoline falsamente firmate. Senza dimenticare decine di poster (grazie « Cioé »).
Ma é tanto bello vedere che in quella vita non esistono cellulari, non si chatta, si usa il telefono fisso e nemmeno il cordless, che i computer sono dei bestioni dalla grafica araldica, e che le auto sfilano come se fossimo ad un salone d’auto d’epoca. Questi erano i nostri anni, questo era il nostro mondo, vero o finto che fosse, e la nostalgia ha diritto di fare una comparsata.

Un burn-out : e ripartire ?

Leggendo le riviste patinate femminili si leggono sempre più sepesso testimonianze di donne (ma anche uomini) che dopo aver dedicato la loro vita, nel vero senso della parola, all’impiego che svolgono ogni giorno per lavoro, si sono trovati di colpo sommersi dal nulla. Si sono fermati perché il blackout ha fermato la macchina/corpo. E bisogna attendere un certo tempo prima di riuscire a rimettersi in piedi. burnout
Non é assolutamente esagerato parlare di « choc radicale », doloroso, sopratutto per chi é abituato a ritmi serrati…ma l’abitudine di prendere tempo per respirare, sollevarsi a fini salutari non andrebbe mai messa da parte.
Come per ogni pericolo incombente esistono i segnali che avvisano, quelle lucine luminose che il nostro corpo accende ma che difficilmente si riescono ad intuire ; e cosi si dimagrisce, si perde il sonno, si diventa indisponibili nei confronti del prossimo, si é demotivati, e le difese immunitarie resistono meno alle infezioni (eczemi, problemi digestivi, perdita d’appetito, ecc.).
Lunghi mesi in cui l’umore subisce balzi irrefrenabili e « petit à petit » ecco la crisi che prende il sopravvento sopra l’essere l’umano poco vigile. La ricetta per fuggire non esiste… In compenso esiste l’obbligo : cessare tutto ! Leggere, prendere tempo per se stessi, curare la propria persona, non vivere in un tabou e non vivere la vergogna. Ma anche apprezzare i raggi del sole, il loro calore, la meditazione e il rilassamento.
La lontananza aiuta a riacquistare le preziosissime ore di sonno e a lavorare su se stessi quando la propria soglia di tolleranza allo stress é evidentemente più bassa… Non sappiamo se la colpa sia da addossare alla frenetica società moderna, ma molte sono molte le persone arrivate in prossimità del suicidio e oggi conoscono il prezzo da pagare. Se la fiamma brucia non bisogna avvicinarsi, bruciarsi. Piuttosto perché non imparare a soffiare sopra questa fiamma ?
Il perfezionismo non esiste, l’ideale perfetto nemmeno… ma credere il contrario é occasione sempre più frequente di casi distruttivi.
Terapie, antidepressivi, ecc…ma le vere priorità sono dentro di noi e sono da leggere come un vero e proprio ri-orientamento. Quasi una sorta di « rivoluzione filosofica » é il termine che si legge in certe testimonianze. Spesso questi « manager in crisi » iniziano con lo scrivere un libro. La scrittura é terapeutica, una lettura interiore che non porta a distruzione. Anzi.
Il problema non é risolto in ogni caso con il rientro al proprio posto di lavoro, dopo il periodo di detox : come proteggersi ? L’incomprensione altrui é il primo ostacolo da considerare… e chiedere aiuto non significa essere in fallimento. Significa capire che il sistema é cambiato, é in atto una modifica. Diviene impossibile riprendere il desequilibrio precedente tanto potente di fronte a una nuova fragilità. Forse bisogna solo capire che tutto questo é « una lezione di vita ».

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