La moda a passo di gatto

L’universo fashion adotta in modo unanime una nuova mascotte : il gatto. Tutto ebbe inizio con Karl Lagerfeld et la sua Choupette, una gatta divenuta la fonte d’ispirazione del celebre stilista nonché elemento di promozione per altri marchi quali Opel o Shue Uemura…

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Karl Lagerfel e Choupette

Choupette vide l’alba della sua carriera nell’agosto 2012 tra le braccia di Laetitia Casta…  A suo onore venne presentata una borsa nella collezione Chanel autunno/inverno 2012/13, e le numerose capsule collection ogni anno non mancano occasione di presentarsi nei grandi magazzini… Un vero strumento mediatico che secondo alcuni media ha permesso di generare nel solo 2014 circa tre milioni di euro !!!!

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Capsule collection “Choupette”

Ma oggi non si tratta solo di Choupette. Gli stilisti incorporano il gatto nello spirito delle loro collezioni. L’animale ispira le passerelle del 2016, diviene la vera tendenza, il compagno eterno amato, stampato sopra abiti e presente negli accessori « must have ».

Il gatto ispira passione e apatia, ma l’essere umano vi convive da sempre… L’arte nel corso dei secoli gli ha dedicato opere straordinarie da Goya a Picasso, senza dimenticare la sua importante presenza già nell’antico Egitto. Doris Lessing ha lasciato in eredità il breve romanzo Gatti molto speciali, Shakespeare nel celebre Romeo e Giulietta  nominava Tebaldo  « Principe dei gatti » e ancora il felino compare come Cheshire Cat (o Stregatto) nel personaggio inventato da Lewis in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma un’indimenticabile Audrey Hepburn lasciava questa impronta di stile già nel 1963 girando la pellicola Colazione da Tiffany.

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Audrey Hepburn (1963)

Oggi Stella McCartney ha addirittura organizzato un vero e proprio casting di gatti di razza ragdoll al fine della peparazione del suo lookbook prefall. Gucci, Comme des garcons, e altri seguono a ruota… Il felino si prepara a invadere definitivamente il nostro armadio. E’ lui ancora il padrone di casa, con il solito passo naturale.

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Stella McCartney

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Gucci

Shopping compulsivo – LA DRAMMATICA STORIA DELLA MIA UNICA GONNA GAT RIMON

Una giornata primaverile. Sono uscite le nuove collezioni di brand che ho sempre conosciuto solo sulle riviste patinate ma che non mi sono mai potuta permettere. Mi sento comunque in dovere di dare un’occhiata dal vivo alle novità, non vorrei mai restare indietro sulle ultime tendenze! Cosi finisco senza volerlo di fronte a GAT RIMON. So che devo allontanarmi. La tentazione é come una corrente che puo’ diventare molto pericolosa, sopratutto quando ricordi il tuo guardaroba e sai che non hai bisogno di nulla. Ma dopotutto sono una persona adulta e so contenermi. Solo ingenua curiosità giusto?

Mi avvicino e vedo un colore turchese : una freccia di Cupido. “Io NON HO NULLA di quello splendido colore e il tessuto sembra veramente fantastico” dico avvicinandomi all’oggetto proibito. Una gonna con bottoni e cintura intrecciata annessa. Perfetta, immagino già l’outfit. Mentre launnamed (2)-3-3 osservo dignitosamente una signora la prende in mano, commenta a voce alta che la trova molto carina. Nessun problema se non mi fossi resa conto che era l’ultimo articolo disponibile.

Calma e sangue freddo. Rifletto e mi dico che quella signora non potrà comprare la MIA gonna perché non é assolutamente il suo stile, quello é il MIO stile. L’ansia cresce mentre entra nel camerino. Non mi allontano,la tallono,fingo interesse per ogni capo circostante pur di non perdere il controllo della situazione. La signora esce esitante. Le videocamere di sorveglianza devono aver ripreso le mie espressioni di panico e terrore (immotivato: é solo una gonna, di cui non ho bisogno e pure eccessivamente costosa).

Dopo 20 minuti la signora posa sbuffando l’articolo, la mia mano é pronta ad afferrarlo ad una velocità imbarazzante. Solo in quel momento mi rendo conto di un dettaglio: la taglia. Corrisponde a una M.Capisco subito che é troppo larga. Analizzo con maggior lucidità la situazione, non posso aver atteso e lottato cosi a lungo per niente! Mi dico che si tratta di una gonna a vita alta, quindi cadrà a vita bassa su di me e tutto tornerà a essere splendido come immaginato.

Persuasa dall’efficacia della mia teoria e grata al mio genio, nonché stanca per la lunga attesa, decido che non posso esitare oltre. Compro direttamente,scoprendo che ha pure due tasche (io adoro le tasche!). Il prezzo non ha più peso in questo caso di acquisto molto complusivo. Striscia la carta. Rientro a casa felice, ho la mia prima gonna GAT RIMON! Lei é bellissima e sarà la protagonista della nuova stagione.

Trascorre un mese, cerco di poterla indossare ma é impossibile,troppo larga,mi sta evidentemente MALE. Eppure devo nascondere la mia disperazione per orgoglio. Cupito mi ha lasciato a gestire il dramma; nessuna soluzione se non rendere felice un’altra ragazza. Lei, la mia gonna adorata soffre nell’armadio soletta ancora con l’etichetta …

Marsupio : il grande ritorno

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Sarah Jessica Parker, Fergie, e Anne Hathaway

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Khloé Kardashian

Cari nostalgici, sarete accontentati . Da un paio di stagioni le grandi casate nobili (e meno altisonanti) della moda ci avevano lanciato svariati indizi ; a cio’ si aggiunge il look delle star paparazzate a Los Angeles e a New York che lasciavano intuire l’arrivo di questo momento. Il mitico marsupio, oggetto simbolo di un’era ormai per molti appartenente al passato, stava preparando un vero contrattacco. Anche le passerelle delle settimane della moda hanno ceduto alla Nineties-mania. E oggi l’indispensabile eterno accessorio del turista ansioso, icona anni’90 poco discreta, presente in ogni guardaroba ben fornito, emerge dall’alto delle passerelle nellle collezioni primavera/estate 2016.

In altri termi al « cultissimo » marsupio si aggiunge una certa allure chic, si gioca su linee più sofisticate, e si segue il codice della borsa ideale allo scopo di mettere insieme ogni ingrediente… in versione mini e pratica : colori, materiali, stampati, dettagli accessoriati… sino alla delicata leggera catena dorata o la cintura in cuoio per agganciarlo alla vita.

Il vero stilita 2016 lo desidera leggero, appoggiato sulle anche, ma anche in spalla (perché no ?) …

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Gucci – Dionysus

E dopotutto la cara vecchia turista fashion ne é grata : il marsupio resta l’icona insostutibile che arriva negli armadi appartenenti ad ogni budget grazie alle grandi catene multinazionali di moda che non hanno esitato a lanciare collezioni ad hoc (vedi Zara, Mango, New look, ecc.)!

Buon viaggio, o buona passeggiata in stile anni 90 !

Bikini Body Story – prima parte

2015. Settimana di Ferragosto. Tutte al mare (forse). E il nostro bikini pure…

1860. La si considera quasi una tuta, ma tuta non é: costume da spiaggia in cotone spesso, copre l’integralità del corpo, partendo dalle caviglie, salendo sino al collo. Ahimé! pero’ affascinante…bikini 1860

1920. la librazione vera del corpo. Alleluia. Coco Chanel lancia una nuova moda che si chiama abbronzatura (chiamamola pure una nuova “dipendenza”), cosi braccia, gambe e spalle pian pianino si dedudano.bikini anni 20

1940. Gli USA vedono il bikini, quello vero in due pezzi che rende gioiosi omuncoli spiaggiati. Si arriva addirittura all’invenzione di una versione decisamente sgambata, bandita ovviamente ancora per una ventina d’anni nella cara vecchia Europa…bikini anni 40

1950. Marylin non cessa di far ipazzire fotografi vari ed eventuali con le sue mise sexy e senza tempo. Ma lo sapevate che nel 2012 é stata eletta “la più bella donna in costume da bagno di tutti i tempi”?Marylin Monroe bikini

1957. E poi ci sono le altre dive… BB in prima linea…BB bardot bikini

1962. Ma anche Ursula Andress che diviene iconica con il suo 007. Sex Bomb storica.

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(con il gentile contributo della francesissima My little Paris)

« Beverly Hills 90210 » : the beginning of a new era – prima parte

logo beverly hillsCosa avranno mai pensato quando sono stati girati gli episodi pilota di Beverly Hills 90210 ? Forse che il taglio di capelli di Brandon poteva risultare imbarazzante se solo scopo fosse quello di catturare folle di fans ? Forse che Brenda si era conciata un po’ troppo come una prostituta (per andare a mangiare al « McDo » dietro l’angolo) ? Forse che era il caso di inserire un personaggio un pochino più oscuro e misterioso come Dylan McCay per rompere la bolla di zucchero ? La realtà si puo’ solo presumere e mai conoscere, eppure é una sospresa storicamente incredibile l’analisi che accidentalmente si é presentata ai miei occhi quando lo zapping televisivo mi ha proiettato l’inizio de LA serie culto di una generazione…quella che nessuno puo’ permettersi di dimenticare (cosi’ come la lunga coda di Fiorello contemporanea al Karaoke serale). Siamo quelli cresciuti a pane, acqua e famiglia Walsh, con il mito californiano e dei volti e dei nomi associati per sempre nella nostra memoria. Rivederli 25 anni dopo non é stato affatto semplice.

La moda : era il 1990. Non possiamo immaginare quanto fossero anni difficili sino a quando non vediamo il camicione a quandri bombato di Brenda « clipsato » sulla schiena. O le maniche corte della maxi maglietta arrotolate di Brandon, o i ciclisti verdi fluo sotto un paio di short di jeans di Kelly, o la salopette imbarazzante che pende da un lato di Dylan. Eppure tutto questo faceva figo : molto figo. Attendo i prossimi 25 anni per vedere come rideranno di noi oggi…

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La morale : « quanto é bella l’America provinciale, quanto sono scontati i valori dei ricconi californiani, quanto amore é presente nella nostra piccola e semplice famigliola ». Ebbene, tanto semplici i Walsh non sono : avete ossservato i metri quadrati delle rispettive camere dei gemellini ? Come il mio appartamento. E vi siete accorti di quanto é reale questo ideal-tipo di famiglia ? Solo per le serie televisive, aggiungerei adolescenziali. Perché la mamma ti tira uno schiaffo se a 16 anni torni a casa piazzata da battona scendendo dall’auto di un uomo adulto dall’atteggiamento che decriverei banalmente interessato mentre ti crede a chiacchierare dalle amiche. Soprattutto nel 1990. Invece Brenda viene amorevolmente abbracciata, coccolata come se settimane di menzogne non fossero mai esistite . E mammina giovane e amorecioé beverly hillsvole non intende nemmeno prestare ascolto.

Ora possiamo obiettare che nessuna serie televisiva é reale, e tantomeno il grande schermo ad essere sinceri, ma c’é una certa impressione ipnotica nel vedere queste storie che ci tevevano incollati al televisore e ci facevano investire la paghetta in gadget fondamentali per la nostra vita quotidiana come album di figurine (Panini ovviamente) o cartoline falsamente firmate. Senza dimenticare decine di poster (grazie « Cioé »).
Ma é tanto bello vedere che in quella vita non esistono cellulari, non si chatta, si usa il telefono fisso e nemmeno il cordless, che i computer sono dei bestioni dalla grafica araldica, e che le auto sfilano come se fossimo ad un salone d’auto d’epoca. Questi erano i nostri anni, questo era il nostro mondo, vero o finto che fosse, e la nostalgia ha diritto di fare una comparsata.

Ieri e oggi : il NEOPRENE

NAFNAF_3-concordeEcco l’immagine che verso dicembre salta ai miei occhi grazie alla campagna Naf Naf. Non semplicemente Parigi e Place de la Concorde ( facilmente riconoscibili)… Come mia abitudine « osservo » e cerco cosa rivoluziona la nuova tendenza. Ecco il risultato a cui sono giunta: per la serie dei « grandi ritorni » é giunta l’ora del Neoprene !

Tessuto sintetico che diventa la seconda pelle di Grace Jones negli anni’80, vede le sue origini negli anni’30 grazie all’inventiva di Arnold Collins e Wallace Carothers dell’azienda DuPont. La biblica Wikipedia definisce il neoprene come denominazione commerciale dell’azienda “DuPont Performance Elastomers” per una famiglia di gomme sintetiche basate sul policloroprene (forma polimerica del cloroprene). Ma attendiamo il 1952 per vedere l’impiego tessile con la creazione della prima muta subaquea da parte dei fratelli O’Neill.

Kenzo

Kenzo

Flessibile, resistente e termico, si rivela il tessuto perfetto per sport acquatici…sino a quando del 1960 Pierre Cardin e André Courrèges si fanno instigatori, immaginando abiti colorati e gonne grafiche che diventano emblemi.

Ma oggi ? Silhouette sportive e chic sfilano in passerella trascendendo i prodigi simil futuristi di Nicolas Ghesquière, Alexander Wang o Jacquemus…

Per il resto é sufficiente navigare su ASOS per capire che la « nuova » tendenza é a portata di tutti…

Lo sapevi che ? – Omaggio a OSCAR DE LA RENTA

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Sapevi che il vero nome era Óscar Arístides Renta Fiallo ?

Sapevi che era di origine dominicana (e padre portoricano)?

Sapevi che ha studiato presso l’Accademia di San Fernando di Madrid ?

Sapevi che ha mosso i primi passi nel mondo della moda in Spagna prima di trasferirsi a Parigi ?

Sapevi che ha lavorato presso Lanvin, come assistente di Antonio Castillo ?

Sapevi che nel 1981 ha disegnato vestiti per i Boy Scout americani ?

Sapevi che era chiamato « Mr Uptown » ?

Sapevi che Jackie Kennedy, Audrey Hepburn e Sarah Jessica Parker l’hanno dichiarato a più riprese « l’homme de la situation » ?

Sapevi che ha rivecuto l’Award Fashion nel 2000 per le sue collezioni ?

Sapevi che ad Oscar de la Renta si deve la coniazione del neologismo “fashion victim” ?

Sapevi che dal 2006 il label Oscar de la Renta label ha iniziato a lavorare sulla collezione sposa (e che la sognora Cloney ne é rimasta colpita) ?

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Sapevi che si é spento dopo una lunga malattia il 20 Ottobre 2014 all’età di 82 anni ?

Sapevi che come scritto in USA Today dichiaro’ nel 2007 : « Yes, I had cancer. Right now, I am totally clean. The only realities in life are that you are born, and that you die. We always think we are going to live forever. The dying aspect we will never accept. The one thing about having this kind of warning is how you appreciate every single day of life » ?

Sapevi cheAnna Wintor e gli archivi di Vogue USA gli rendono un grande omaggio on line ?

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