Euro 2016 – L’esposizione di Lione, divino calcio

divinement footGli europei di calcio del 2016 trovano casa dai nostri vicini di casa francesi. L’evento che raccoglie tifosi da ogni paese (o quasi) del vecchio continente invade alcune grandi città, tra cui Lione che, concesso il gioco di parole, colgono la palla al balzo per lanciare qualche evento culturale che possa sposarsi con un mondo che il più delle volte sembra molto lontano dalla filiera culturale.

Dibattiti e confereze sul tema della « democrazia » nel calcio sono nel calendario cittadino sotto l’ombrello La démocratie par le foot, ma non solo. Il museo di storia cittadina, il museo Gadagne, che trova casa nel centralissimo quartiere di vieux Lyon si é messo in gioco inaugurando il 21 aprile un’esposizione : Divinement foot !

Fino al 4 settembre la città si rivolge ad un pubblico differente, quello dei turisti che si recano in città per assistere a una partita, a coloro che si dipingono il volto e si avvolgono nella bandiera della propria nazione, a quei tifosi che non siamo abituati a immaginare all’interno di un museo. Ma perché no ? Sarebbe limitativo perdere l’occasione e affermare il contrario. La storia di un tessuto cittadino passa anche da questo, e in Italia dovremmo saperlo molto bene.

E cosi Lione ci ricorda attraverso un’esposizione interattiva adatta ad ogni tipo di pubblico come questo sport sia da considerarsi una sorta di nuova religione particolarmente popolare in tutto il mondo. Se ne analizzano i riti, gli eroi beatificati, i luoghi di culto, i valori. Il tutto con in apertura la sovrapposizione evidente della coppa premio (quella che si alza a seguito di una vittoria per intenderci…e che si colleziona con fierezza) e del calice che rimanda a sua volta a tradizioni come quella del Santo Graal. Tutto diventa immadiatemente evidente.

Vignette-paniniL’introduzione inserisce subito questo sport nella dimensione sacrale, i calciatori sono idoli ed eroi. Un vacabolario religioso. L’olandese milanista Van Basten accettava l’appellativo di « San Marco » donatogli dai tifosi… Un vero e proprio furto della terminologia e cultura propria al campo religioso, e non si tratta di campo da gioco. Noto a chiunque é il culto di Pelé, per il quale la nazione ha addirittura istituito un giorno di festa nazionale, e di Maradona. Simili a quei santini che le nonne di altri tempi conservano gelosamente, ecco spuntare immagini dei giocatori da idolatrare. Era il 1961 quando la repubblica del pallone (leggesi Italia) generava una vera e propria rivoluzione : l’album di figurine Panini ! Proprio durante i recentissimi Mondiali di Rio i giocatori spagnoli sono state rappresentati nell’album storico da un’artista tedesco  come santi in vetrate di una cattedrale. Scelta originale che lo stesso autore attribuisce propria alla cultura spagnola poiché ammette che non avrebbe potuto realizzare la stessa cosa per la squadra della Germania. Differenze culturali…

altarino maradonaQuesta nostra Italia, non considerata la Cattolicissima come la Spagna, aveva comunque già sperimentato nella fase Risorgimentale una nuova religione laica, quella della patria. Quando Garibaldi diventa Maradona cosa succede ? Emergono anche in questo caso le reliquie preziose e senza prezzo. Quindi esposto in sala un pittoresco altarino (riprodotto) presente di fronte un bar napoletano contente un paio di capelli del celebre giocatore argentino. Quei capelli vengono idolatrati, e non solo. Citando lo stesso testo pubblicato su Wikipedia é stata fondata nel 1998 a Rosario una chiesa a lui dedicata : « La Iglesia Maradoniana (Chiesa di Maradona) è una religione parodistica fondata dai sostenitori dell’ex-calciatore argentino Diego Armando Maradona, da loro considerato il migliore al mondo nonché Dio del calcio. ». Preghiere, sacramenti e festività (esiste sia una Pasqua che un Natale), nonché una buona dose di seguaci sorprendono i non credenti ! Ovviamente l’esposizione lascia aperta una parentesi sui dibattiti che restano in ogni caso vivi a oggi come l’abuso di droga e l’illegalità praticata dal giocatore…

Ma siamo ancora nella sfera religiosa quando il 22 giugno 1986 lo stesso Maradona, durante i mondiali in Messico, segna di mano contro l’Inghilterra dichiarando, al termine della partita, che si trattava di un gol per « mano divina ».

togoMolto interessante é anche osservare la vetrina dedicata ad altri tipi di rituali religiosi legati a questo sport, come quelli praticati dal Togo nel 2006… Le differenze culturali non impediscono alla sfera del sacro di penetrare il mondo calcistico. Vivi sono ancora i ricordi dei reportage sui riti voodoo prima di alcune partite importantissime giocate dagli azzurri, o espressioni del tipo « di macumba si vince » !

Per chiudere con una nota di sacralità anche nazionale, diamo spazio all’inno cantato in apertura, prima del calcio d’inizio, quell’inno che faticosamente i nostri giocatori non semplicemente cantano, ma in alcuni casi si esprimono con la mano sul cuore. E i tifosi anche. Il culto della Patria, il culto del Calcio, il CULTO punto.

L’arte del « boicottare »

sochi-2100978218« Boicottare i giochi olimpici » é una frase che non mi va particolarmente a genio. In primo luogo la considero un ossimoro tenendo conto del significato essenziale dei giochi, ovvero di interromepere avversità e conflitti al fine di riunirsi e gareggiare onestamente nelle varie competizioni sportive.

In secondo luogo perché é chiaramente causa di mancanza di rispetto nei confronti di atleti che da anni dedicano le proprie giornate, per non dire la propria vita, al fine di dare il meglio sotto i riflettori giocando la sempre nobile carta dello sport. Sono atleti che rappresentano un Paese, ne sono la bandiera vivente, e meritano ogni rispetto.

Lo stesso discorso é valido per il Paese ospitante (in questo caso la tanto contestata Russia) come gesto di rispetto nei confronti di sochi russiatutte quelle persone che hanno lavorato in condizioni difficili allo scopo di realizzare cio’ che il mondo chiedeva loro. Anche solo per questi operai un Presidente di uno Stato non dovrebbe pensare all’azione del boicottaggio.

Sottolineo qui che non condivido gran parte della linea politica di Putin, che trovo aberranti alcune azioni e dichiarazioni che si leggono quotidianamente da tempo sui giornali, ma il discorso in questo caso va inserito in un contesto differente. Non fa parte della competizione sportiva.

sochi2Ho osservato incuriosita e affascinata la cerimonia di apertura che si é svolta venerdi’ scorso a Sochi. Oltre ad installazioni tecnologiche e ad uno spettacolo molto molto bello, cio’ che desidero ricordare e custodire dentro di me come prezioso gioiello é il discorso del presidente del Cio Thomas Bach.

Le sue parole hanno condensato ed espresso un insieme di messaggi fondamentali per una società civile, di ogni colore, razza e religione. Il suo discorso é stato chiaro e diretto, non ha lasciato spazio a tentennamenti né a banalità. Ma soprattutto ha risvegliato il vero sacro fuoco olimpico ancor più della fiamma della torcia.

Cio’ detto, comunque, Italiani vincete per noi ! Cerimonia apertura Sochi 2014

”Armonia e tolleranza senza discriminazione per nessuna ragione: i Giochi olimpici sono fatti per unire, non per dividere”.

Lo spirito competitivo « olimpionico »

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Tutti coloro che mi hanno incontrato conoscono profondamente il mio spirito competitivo battagliero. Riguarda genericamente tutti i settori e tutte le condizioni.

Non poteva pertanto risparmiare il confronto a 5 cerchi tra Torino 2006 e Vancouver 2010 in occasione delle mie vacanze invernali canadesi.

Mi trovo a Whistler, villaggio che ha ospitato i giochi olimpici e che ha mutato la toponomastica precedente associandosi  alla classica “Olympic Plaza” ecc. Questa ridente cittadina è collegata a Vancouver (metropoli della regione della Columbia britannica) da una superstrada il cui panorama non ha paragoni, e il cui nome  ne descrive la bellezza e la particolarità: la sea to sky.sea_to_sky_highway Un’ora e mezza di viaggio, di ammirazione, di soste presso cascate, ed ecco il celeberrimo villaggio di Whistler, rinomato in ogni guida turistica della regione e considerato il miglio sito in Nord America per gli amanti della neve e degli sport invernali.

Malgrado il mio attaccamento morboso alla bella Torino, dopo pochi mituti mi trovo ad amare questo posto. La città é una sorta di Disneyland pronta a soddisfare ogni esigenza di ogni tipo di clientela. L’atmosfera é gioiosa. Il panorama canadese é bellissimo. E voglio addirittura bene alle mascotte di Vancouver 2010, senza sentire un tradimento nei confronti di Neve & Gliz del 2006. mascotte

Il mio spirito competitivo accetta lo straordinario passaggio di testimone avvenuto in questi luoghi.