Il festival Lumiere 2016 che si tiene a Lione consegnerà il proprio Prix Lumiere a Catherine Deneuve. Una donna, un’attrice, il cui carisma e la cui forza hanno affascinato attraverso una lunga brillante carriera. Di conseguenza stupisce di non vedere tra le pagine del programma il capolavoro che l’ha consacrata sul grande schermo : Les Parapluies de Cherbourg.
Palma d’oro a Cannes nel 1964, candidato all’Oscar, questo primo musical francese cinematografico che deliberatamente fa l’occhiolino ai colossi di Hollywood come “West Side Story” diventa in breve tempo un fenomeno internazionale. E’ il primo film a colori totalmente cantato. E qui i colori, saturi e elettrici, giocano un ruolo da protagonista, quasi allo stesso livello di una partizione studiata per ottenere la massima commozione dallo spettatore. Considerato il mio personale coinvolgimento durante la visione posso ammettare che la missione é magistralmente riuscita nonostante siano trascorsi 52 anni dall’uscita del film di Jacques Demy.
La partizione stessa é scandita da frasi « primo fazzolezzo », « secondo fazzoletto », ecc… mentre le tematiche dell’assenza, della guerra, del tradimento, del folle amore, della passione, della fedeltà scorrono tra le note. Questo é anche uno dei rari film in cui viene evocata apertamente la guerra in Algeria.
Una giovane e splendente Catherine Deneuve interpreta Génevieve che vive il suo primo grande amore con Guy rappresentato dall’italianissimo Nino Castelnuovo ; sono felici, vogliono sposarsi. E tutto cio’che viene dopo é inutile svelarlo. Ma nell’amara delusione delle storie a cui sembra mancare un lieto fine ricordiamo che Genevieve non ha dimenticato, altrimenti non sarebbe tornata a Chembourg. La sua colpa é quella di non aver avuto la pazienza di attendere.
Un’opera moderna, attuale, scandita attraverso tre atti felici e tragici che ci interroga sino a che punto sia possibile lottare per realizzare i propri sogni, quale sia il significato della vita e del proprio passato, ma anche del valore del proprio futuro.